Giuseppe Brignole

Articolo su Giuseppe BrignoleUn sentimento comune tra tutti gli Internati di Sandbostel è l’affetto e la riconoscenza per il Tenente di Vascello Giuseppe Brignole, principale artefice della Resistenza all’interno del campo. Nei campi di prigionia veniva nominato, dagli Internati oppure scelto dai tedeschi, un “anziano”, un ufficiale che avrebbe dovuto rappresentare la massima autorità tra gli Internati. E Brignole fu un ineguagliabile “anziano”, nonostante nel settembre del 1943 avesse solo 37 anni, organizzando la vita nel Lager di Sandbostel in maniera da evitare che i prigionieri si perdessero d’animo: autodisciplina, lettura, igiene personale, lezioni universitarie, spettacoli teatrali…

Il Tenente di Vascello Giuseppe BrignoleCosì Guareschi, Internato a Sandbostel, nel Diario Clandestino: “Fummo peggio che abbandonati, ma questo non bastò a renderci dei bruti: con niente ricostruimmo la nostra civiltà.

Sorsero i giornali parlati, le conferenze, la chiesa, l’università, il teatro, i concerti, le mostre d’arte, lo sport, l’artigianato, le assemblee regionali, i servizi, la borsa, gli annunci economici, la biblioteca, il centro radio, il commercio, l’industria… “. In tutto questo Brignole ebbe senz’altro grandissimo merito. Non solo: protesse i suoi uomini, 7000 ufficiali, dai soprusi e dalle angherie dei carcerieri, mettendo continuamente a rischio la propria persona. Fu un esempio per tutti. deve anche a lui se la Caterina e le altre radio di Sandbostel (Mimma, Teresina, Gea…) riuscirono a donare speranza agli Internati.

Un episodio più volte ricordato dagli Internati è quello della perquisizione della baracca dove era nascosta Radio Caterina, che si risolse felicemente grazie alla prontezza di spirito di uno dei cappellani, Padre Grigoletto, che nascose la radio sotto la tonaca. L’episodio è stato narrato in prima persona dallo stesso Comandante Brignole, in un articolo di cui ignoriamo la provenienza e che trascriviamo per agevolare la consultazione.

A giudicare dal contenuto, l’articolo dovrebbe essere stato pubblicato nel 1973.

Anche quella volta la “Caterina” fu salva!

di Giuseppe Brignole

Ricordi tragicomici

Com’è noto, la gloriosa “Caterina” del Lager di Sandbostel – che ora riposa nel Museo di Padova (1) – ha una storia. Tutti sapevano che c’era, ma dove fosse, lo si seppe soltanto dopo la liberazione. Anche i tedeschi conoscevano la sua esistenza nel Lager, e per loro fu un impegno scovarla, per stangare a dovere proprietari ed operatori. Quelle loro improvvise perquisizioni resteranno memorabili per sistematicità maligna e per spiegamento di forze. Eppure…

Qui il “Fiduciario di Campo”, M.O. Brignole, ricorda [1].


Siamo nel campo X/B di Sandbostel; un’ispezione meticolosa si svolge nella baracca ove è pure il “comando italiano” del campo; per quanto il nostro locale, situato in testa alla baracca, non sia sospettato, anche noi dobbiamo uscire con gli altri ufficiali che vi sono alloggiati, portando fuori il nostro bagaglio personale.


Ad un tratto il mio sguardo s’incontra con quello del Cappuccino P. Luigi Grigoletto, tenente cappellano, anche lui ristretto nel campo, che cerca di venire verso di me “lento pede”, con il breviario aperto come se leggesse, mentre in effetti egli cerca con lo sguardo di richiamare la mia attenzione. Quando si è ancora di più avvicinato, senza che i tedeschi possano sentire, con voce sommessa mi dice:
“Ho la radio fra le gambe, mi aiuti”.

Era un problema rompere l’assedio, ma anche in quella occasione Iddio volle proteggerci; infatti mi venne spontaneo gridare ad alta voce, perché potesse sentire l’ufficiale tedesco, rivolto a Padre Grigoletto: “Perché, Padre, lei è qui e non alla baracca trentuno a sorvegliare le prove della commedia che i nostri colleghi mettono in scena per questa sera?”

“Come faccio ad andare?” egli mi rispose, accompagnando la risposta con un vago gesto, forse per dire che egli non poteva andare perché i tedeschi non lo lasciavano passare, oppure perché la radio sospesa chissà come fra le gambe e nascosta dal saio gli impediva di allontanarsi con le ali ai piedi come egli avrebbe desiderato.

Vista la sua inerzia, mi venne spontaneo rivolgermi al tenente tedesco che dirigeva la perquisizione per riferirgli la cosa, aggiungendo come la censura, in una recita teatrale, deve essere severa non solo dal punto di vista morale, ma anche da quello politico, per non peggiorare i rapporti che debbono intercorrere fra i prigionieri ed i loro custodi.

La mia osservazione fi certamente apprezzata dall’ufficiale tedesco, perché Padre Grigoletto ebbe il permesso di raggiungere la baracca del teatro, e così, come un mulo stanco bastonato, leggendo il suo breviario, il nostro Frate con passi lenti e studiati si avviò finalmente verso la baracca trentuno. Solo allora, man mano che egli si allontanava, potei emettere un sospiro di sollievo, ed uno ancora più grande lo avrà certamente emesso il nostro buon Padre.

***

Il tempo da allora è passato, ventott’anni sono tanti nella vita d’un uomo, ma certi episodi non è facile dimenticarli, e così talvolta riandando con il pensiero a quei giorni, mi viene di domandarmi:

  1. Chi è stato a legargli così bene la radio in quel posto, per non farla cadere camminando?…
  2. Cosa pensava egli, quando, con il breviario in mano come Don Abbondio, mi guardava con occhi supplichevoli?…
  3. Quale era il suo stato d’animo mentre si allontanava dall’assedio, sempre col suo breviario in mano ed a passi certo molto studiati?…


Sarei lieto oggi, a distanza di tempo, di poter avere una risposta a questi interrogativi, e per soddisfare questa mia curiosità mi propongo, in un incontro che spero possa avvenire al più presto, di offrire a Padre Grigoletto una colazione presso il ristorante Madonna a Venezia, ove il buon Fulvio ci servirà certo i manicaretti che tanto sognavamo nelle interminabili giornate d’inedia dei due lunghi anni di campo di concentramento.

 

Nota:

[1] M.O. = Medaglia d’Oro.
Prima della cattura Giuseppe Brignole si era guadagnato una medaglia d’oro al Valor Militare per aver difeso il porto di Genova da un’incursione della flotta francese buttandosi nel mezzo della battaglia al comando di una vecchia carretta, la Calatafimi, e obbligando il nemico ad allontanarsi. Ci rendiamo conto che queste righe non sono sufficienti a rendere giustizia, così come non rendono giustizia le lapidarie informazioni del sito Internet della Marina Militare, che dedica una paginetta scarsa alla descrizione dell’episodio, e appena un accenno all’internamento.

Per approfondire la figura di Giuseppe Brignole, ma soprattutto la sua attività all’interno del Lager, sul sito dell’Istituto Tecnico Commerciale Paritario GIACOMO LEOPARDI di Bologna troverete un esaudiente articolo di Alessandro Ferioli dal titolo Giuseppe Brignole: un comandante italiano nei campi di prigionia.

Per approfondimenti sull’episodio della Calatafimi, vi segnaliamo, dal sito del gruppo di Gaeta dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia (A.N.M.I.), una pagina ricca di fotografie, e dal sito della rivista Storia in rete l’esauriente articolo di Leonello Oliveri dal titolo 14 giugno 1940: la Marina Francese bombarda Genova e Savona.

 

Nota: parte del contenuto di questa pagina, ad eccezione dell’articolo, è stata pubblicata nel numero di novembre 2007 di RadioRivista, insieme all’articolo su Francesco Cento.

Pubblicato il 21/12/2006 – Ultimo aggiornamento: 01/11/2007