Ricostruiamo Caterina
Pagina da aggiornare: si tratta di un primo studio della ricostruzione di Caterina, con note e appunti interessanti per comprendere la tecnologia utilizzata. Se siete interessati alla ricostruzione dell'apparecchio radio, troverete tutto il materiale nell'articolo di Ignazio Secci.
Abbiamo cercato di raccogliere in questa pagina le informazioni contenute nei vari documenti a noi pervenuti riguardanti la costruzione di Caterina, oltre ad alcuni link a siti Internet dove poter trovare approfondimenti o schemi di altri ricevitori a valvole. Lo schema elettrico di Caterina e i valori dei componenti sono indicativi.
Questo lavoro è iniziato nel luglio 2006, quando Claudio Iori I4IOR e Maurizio Grillini IZ4BBD si danno appuntamento per cercare di ricostruire lo schema di Caterina. Nonostante la semplicità dell'apparecchio (un classico ricevitore superreattivo in Onde Medie), le soluzioni possono essere differenti. Dal momento che l'originale è custodito sotto una pesante teca, dobbiamo sfruttare solo le fotografie e la documentazione a nostra disposizione, nella quale spiccano l'elenco dei materiali inviato da Martignago a Guareschi e la descrizione fatta da Guareschi sul settimanale Oggi, che ci permettono di ricostruire un elenco dei componenti: la valvola, 2 condensatori, una resistenza, la bobina con variometro e l'auricolare. Dobbiamo dire che abbiamo trovato qualche discordanza tra le testimonianze, ma bisogna ricordare che la Caterina che vediamo esposta al Museo Dell'Internamento presso il Tempio Nazionale dell'Internato Ignoto di Padova è frutto di continue migliorie e modifiche.
Iniziamo la nostra ricerca su Internet, che brulica di soluzioni differenti. Tra i siti visitati meritano di essere menzionati il Vintage Components e quello di Will Schmarder, KB2YXZ e Dave Schmarder, N2DS. Nel primo abbiamo trovato un interessante articolo tratto dal numero di Marzo 1935 di Radio Craft Magazine, dal titolo One Tube Regenerative Project, che spiega passo per passo come realizzare un ricevitore con materiali di uso quotidiano: troverete molte affinità con Caterina, dal cellophane alla mina per matite. Una sorta di "Caterina all'americana".
Nel secondo sito segnalato, Dave ha una intera sezione dedicata all'autocostruzione di ricevitori d'epoca. Non mancano le informazioni tecniche, come l'articolo Regenerative and Reflex Receivers, realizzato col contributo di Kim Smith e The Radio Electronique, ma le sezioni più interessanti sono state quelle relative alla costruzione del variometro e dei ricevitori che ne fanno uso: l'Homemade Single Tube Breadboard Radio e l'Homemade Regenerative Radio.
Per chi volesse approfondire l'argomento, consiglio la serie di articoli di Pierluigi Adriatico, I0KWK, dal titolo "La radio a reazione - Storia e funzionamento", pubblicati su RadioRivista di Gennaio (pagina 36), Febbraio (pagina 32), e Marzo 2005 (pagina 44).
Molto utile per chi è assolutamente ai primi passi con l'autocostruzione di apparecchi a valvole e volesse approfondire l'argomento, il libro di Leonardo Mureddu "La radio dei pionieri".
Tornando a Caterina, ci è stato di grande aiuto il lavoro di Ignazio Secci IS0EMK che, analizzando le fotografie, ha realizzato un prototipo funzionante, apportando correzioni alla nostra primitiva ipotesi circuitale, che si basava sul classico circuito a reazione.
Schema elettrico di Caterina ricostruito grazie alle testimonianze di
Martignago, Guareschi, Viganò e degli altri Internati.
Secci ha realizzato un prototipo funzionante modificando il circuito come segue:
Ipotetico schema elettrico di Caterina, funzionante, come ipotizzato da Ignazio Secci IS0EMK.
Abbiamo subito accantonato l'idea di realizzare una copia fedele al 100% all'originale: bisogna considerare che quei ragazzi avevano dalla loro la forza della disperazione, cosa che faceva realizzare anche l'impensabile. Basti pensare alle batterie, per le quali dovremmo utilizzare urea concentrata (essiccata). Cosa di cui non sentiamo l'esigenza, pertanto utilizzeremo 4/5 batterie da 9Volt in vendita presso qualunque supermercato.
Per comodità ci serivremo della fotografia che Martignago inviò a Guareschi.
Clicca sull'immagine per ingrandire
Pila di accensione: un vasetto vuoto di estratto di carne con dentro un pezzo di carbone avviluppato in uno straccio, un pezzo di lamiera di zinco, ammoniaca (= orina + capelli) e sale da cucina.
Ci accontenteremo sicuramente di una classica pila a stilo da 1,5Volt
Antenna: consisteva in un filo che "partiva dal suo chiodo e aveva il capo libero saldato a un pezzo di stagnola. Durante la recezione il pezzo di stagnola veniva stretto fra i denti di Olivero il quale, da ufficiale prigioniero, si trasformava così in antenna di capacità variabile" ... "il tenente Olivero si appollaiava su una traversa orizzontale del secondo piano, con una gamba penzolante nel vuoto. Cuffia all'orecchio, con la mano sinistra sorvegliava i comandi della Caterina, con la destra scriveva. (Riceveva in italiano, o in tedesco, o in inglese). La gamba penzolante nel vuoto si alzava o si abbassava continuamente e questa era la "regolazione micrometrica del comando della reazione" in quanto, avvicinando o allontanando il piede dal pavimento preventivamente inumidito, variava la capacità d'antenna. Antenna che era rappresentata a sua volta dallo stesso corpo dell'operatore, perché, come si à detto, il tenente Olivero stringeva fra i denti il filo che partiva dal chiodo d'antenna. " (G. Guareschi).
Questo accorgimento era adottato per evitare di dover ritoccare continuamente la sintonia, che variava man mano che le pile si scaricavano. Molto più semplicemente possiamo utilizzare una "moderna" antenna a telaio (o "a quadro"). Per la teoria sull'antenna a telaio potete consultare il sito dedicato alle AM LOOP ANTENNAS.
Nel sito Le radio di Sophie potete trovare delle valide indicazioni in Italiano per realizzare due tipi di Antenne a quadro.
Nel già citato sito di Will Schmarder, KB2YXZ e Dave Schmarder, N2DS potete trovare i dettagli costruttivi di un'antenna a telaio accordata e con loop e di un'antenna a telaio con ricevitore a cristallo.
Ricordiamo che una delle caratteristiche principali di Caterina era la possibilità di essere smontata e rimontata facilmente.
Se confrontiamo le fotografie scattate nel 2005 al Museo Dell'Internamento di Padova con quella in bianco e nero di Martignago, possiamo vedere che uno dei condensatori (a sinistra nelle foto) è caduto dalla posizione originale, che era tra i due chiodi sporgenti. Si trattava molto probabilmente del condensatore di uscita, in parallelo al quale veniva collegata la cuffia utilizzando come contatti i chiodi.
Pubblicato il 21/08/2006 - Ultimo aggiornamento: 14/10/2006