<p>&nbsp;</p>
<p><b>La lampada </b></p>

<p><font color="red">Le pagine segnalate nell'indice col colore <font color="#808080">grigio</font> sono in preparazione, in attesa dell'autorizzazione a pubblicare il materiale.</font></p>

<p>Il periodico &quot;La Lampada&quot;, pubblicazione del <a href="http://www.internatoignoto.it/" target="_blank">Tempio dell'Internato Ignoto</a>, a  pagina 18 del numero di marzo 2004 ha pubblicato l'articolo <a href="http://www.internatoignoto.it/lampada.pdf" target="_blank">La storia di RADIO CATERINA</a> (riferimento: Vedi: &quot;UNA RADIO CHIAMATA CATERINA&quot; da &quot;RESISTENZA
SENZ'ARMI&quot;).</p>

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<p>Articolo pubblicato sul settimanale Oggi, numero 11 del 1946 scritto da Giovannino Guareschi, con il suo incontraddistinguibile umorismo.</p>


<p class="lettera" align="center">
Intermezzo al nostro documentario fotografico
<br>Occhio segreto nel Lager
<br>Storia della famosa &quot;Caterina&quot;
<br><i>Oggi numero 11, 1946.</i></p>

<p class="lettera">
Nel corso dei nostri commenti alla documentazione fotografica sulla vita dei Lager, abbiamo avuto occasione di ricordare pi&ugrave; di una volta &quot;la Caterina&quot;. &Egrave; venuto il momento di presentarvela. La Caterina infatti (che presentemente risiede a Torino e, come la maggior parte dei reduci, &egrave; disoccupata) non sapendo cosa fare ci ha inviato la sua fotografia.</p>
<p class="lettera">
   Il metro snodabile che &egrave; stato opportunamente piazzato negli immediati paraggi della nominata Caterina, d&agrave; modo di riscontrare che, in definitiva, si tratta d'una specie di trappola di cm. 9 X 10 X 15. Cosicch&eacute; viene spontaneo di osservare: &quot;&Egrave; mai possibile che con un arnese di questo genere, gente sepolta in un campo di concentramento vicino a Brema riuscisse a sapere quello che si trasmetteva dai microfoni di Londra, Berlino e Bari? Per captare delle radio-onde non occorre, come minimo, un apparecchio radio?&quot;.</p>

<p class="lettera">
Ebbene, per quanto non sembri, questo &egrave; proprio un apparecchio radio ricevente. Disgraziatamente non &egrave; completo, perch&eacute; mancano i pezzi pi&ugrave; importanti e cio&egrave;:</p>
<ol class="lettera">
  <LI>
    Una pila di accensione costituita da un ex vasetto d'estratto di carne contenente un pezzo di carbone avviluppato in uno straccio e un pezzetto di lamiera di zinco tagliato dalla rivestitura dei lavatoi, il tutto immerso in una soluzione di sale da cucina e ammoniaca, quest'ultima ottenuta dosando opportunamente orina e capelli.
  </LI>
  <LI>
    Un ingegner Olivero il quale, oltre ad aver &quot;inventato&quot; pi&ugrave; che costruito, l'apparecchio ricevente, ne faceva parte integrante come antenna e come autoregolatore di reazione.
  </LI>
  <LI>
    Un ingegnere idraulico Martignago, molto pi&ugrave; grosso del precedente, il quale &quot;creava dal nulla&quot; pi&ugrave; che trovare, quanto occorreva per dar vita alla Caterina.
  </LI>
  <LI>
    Un tenente Tarini, un capitano Angiolillo, un sottotenente Talotti con importantissime funzioni che sarebbe lungo elencare.
  </LI>
</ol>
<p class="lettera">
   Altre radio esistevano nel Lager di Sandbostel: ma si trattava di apparecchi riceventi introdotti nel campo con astuzie inenarrabili e che poi furono scoperti dalla Ghestapo il che condusse all'arresto dei loro detentori (tenente Gigi Lombardi, capitano Davolio Marani). Ma la Caterina nacque dal niente nel campo di Sandbostel, e non fu mai identificata, e funzion&ograve; sempre regolarmente riuscendo a uscire da quel Lager per entrare in quello di Fallingbostel dove divenne fonte di informazioni internazionali e fece urlare d'entusiasmo il maggiore americano che arriv&ograve; con le truppe liberatrici. S&igrave; che, fotografata in tutte le pose immaginabili, la Caterina probabilmente gode oggi una meritata popolarit&agrave; anche in America. Ma di questo diremo in seguito perch&eacute;, attraverso la Caterina, fu dato a degli italiani di entrare nei segreti della interessantissima organizzazione della &quot;Resistance&quot;.</p>
<p class="lettera">
Ora limitiamoci a descrivere pezzo per pezzo la Caterina e sapremo tutta la sua storia: la Caterina, infatti, &egrave; un tipo che si racconta da s&eacute;.</p>
<p class="lettera">
<i>Valvola 1 Q 5.</i> Opportunamente rappezzata con catrame della copertura delle baracche perch&eacute;, a forza di toglierla e rimetterla, si era quasi staccata la base del bulbo. La valvola rappresentava l'unico pezzo non costruito di tutto l'apparecchio. In principio era la valvola 1Q5, e alla fine c'era una ricevente completa. La preziosa valvola veniva nascosta dentro una borraccia ingegnosamente &quot;lavorata&quot; nel fondo. Non la scopr&igrave; mai nessuno.</p>
<p class="lettera">
<i>Condensatore variabile di sintonia.</i> Ottenuto con lamierino di una ex scatoletta di carne e con pezzi di celluloide tagliati da buste portatessera.</p>
<p class="lettera">
<i>Leva di manovra del condensatore variabile.</i> Un ritaglio di latta, verniciato con catrame, il quale copriva egregiamente l'ufficio di manopola di sintonia.</p>
<p class="lettera">
<i>Chiodi per la presa di antenna, terra e pile.</i> Chiodi comuni. L'antenna era una cosa divertentissima in quanto consisteva in un pezzo di filo che partiva dal suo chiodo e aveva il capo libero saldato a un pezzo di stagnola. Durante la recezione il pezzo di stagnola veniva stretto fra i denti di Olivero il quale, da ufficiale prigioniero, si trasformava cos&igrave; in antenna di capacit&agrave; variabile.</p>
<p class="lettera">
<i>Condensatori fissi.</i> Ottenuti con stagnola, cartine da sigarette e un numero imprecisato di espressioni poco educate nei riguardi del destino (<i>nel testo testino, N.d.R</i>), data la difficolt&agrave; di trovare il condensatore di capacit&agrave; adatta.</p>
<p class="lettera">
<i>Resistenza fissa.</i> Costruita trattando la carta nella quale erano avvolti i cubetti di margarina della razione, con grafite di matita e con le solite espressioni poco educate di cui sopra.</p>
<p class="lettera">
<i>Gruppo bobine, antenna, sintonia, variometro.</i> Quella specie di bicchiere a sinistra, consistente (in linguaggio meno tecnico) in: portasapone da barba, filo isolato del crucco, cartone avvolto a cilindro, e cera di candela che funzionava egregiamente in quanto tutti la illudevano chiamandola ad alta voce &quot;paraffina&quot;. La espressione &quot;filo isolato del crucco&quot; abbisogna di una spiegazione. Occorreva del filo isolato da bobina e dei magnetini per costruire la cuffia. Il trovarobe si mise alla ricerca, ma non &egrave; facile trovare arnesi di questo genere in un Lager. Allora osserv&ograve; che il sergente della Ghestapo addetto all'ufficio dei pacchi lasciava ogni giorno e per alcune ore, la bicicletta appoggiata fuori della baracca. Studi&ograve; gli orari e una bella mattina, a pochi metri dalla sentinella della torretta, svit&ograve; la dinamo del fanale. Poi tolse filo e magnetini e torn&ograve; a riavvitare  la ex dinamo alla bicicletta. Di qui la denominazione &quot;filo del crucco&quot;. Fu una delle operazioni pi&ugrave; ingegnose dell'ingegner Martignago.</p>
<p class="lettera">
<i>Batteria anodica.</i> Quel tubo a destra: composto di:</p> 
<ol class="lettera" type="a">
  <LI>
    un astuccio rotto di vecchia pila;
  </LI>
  <LI>
    venti monete da due soldi racimolate in giro fra i seimila ufficiali;
  </LI>
  <LI>
    venti dischi di zinco, tagliati dalla rivestitura delle vasche di legno dei lavatoi (&quot;Sabotage!&quot;, come urlavano poi i tedeschi minacciando punizioni terribili); 
  </LI>
  <LI>
    venti dischi di panno ritagliati dalla coperta di Talotti (&quot;Mascalzonata inqualificabile!&quot;, come gridava poi il Talotti); 
  </LI>
  <LI>
    acido acetico ottenuto facendo la posta ai pochi fortunati che ricevevano qualche pacco da casa. Una scatoletta di sottaceti la si racimolava sempre.
  </LI>
</ol> 
<p class="lettera">   Questo arnese, il quale d&agrave; pi&ugrave; che altro l'idea di un cimelio voltiano,  forniva 20 volt teoretici. Nel senso che serviva per tre quarti d'ora di recezione e poi bisognava ripulire tutto, lavare, asciugare, ricaricare.</p>
<p class="lettera">
<i>Cuffia.</i> Un barattolino qualsiasi, un disco di cartone, i magnetini della famosa dinamo del crucco, filo isolato di qualche &quot;Manolux&quot; (vedi nota) sfuggito alle perquisizioni.</p>
<p class="lettera">
<i>Filo.</i> Il solito sabotaggio.</p>
<p class="lettera">
<i>Comando della reazione.</i> Tenuto per ultimo perch&eacute; risulta molto interessante e pittoresco, e permette di illuminare il lettore sulla estetica delle recezioni. S&igrave;, perch&eacute;, con la Caterina, anche le recezioni possedevano una loro estetica inconfondibile. Il centro radio aveva la sua sede in quello che i tedeschi chiamavano magazzino e che, in definitiva, risultava una stanzaccia di baracca piena di stracci pidocchiosi e di zoccoli spaiati e fangosi. Amministratore del fango e dei pidocchi era il sottotenente Talotti che godeva la fiducia del comando tedesco in quanto, non comprendendo una parola di tedesco, rispondeva invariabilmente gut ,ja o javol a tutto quello che gli dicevano i crucchi, cosa questa che essi gradivano moltissimo. Nella stanzaccia esisteva il castello mezzo sfasciato di una lettiera a sei posti: il tenente Olivero si appollaiava su una traversa orizzontale del secondo piano, con una gamba penzolante nel vuoto. Cuffia all'orecchio, con la mano sinistra sorvegliava i comandi della Caterina, con la destra scriveva. (Riceveva in italiano, o in tedesco, o in inglese). La gamba penzolante nel vuoto si alzava o si abbassava continuamente e questa era la &quot;regolazione micrometrica del comando della reazione&quot; in quanto, avvicinando o allontanando il piede dal pavimento preventivamente inumidito, variava la capacit&agrave; d'antenna. Antenna che era rappresentata a sua volta dallo stesso corpo dell'operatore, perch&eacute;, come si &egrave; detto, il tenente Olivero stringeva fra i denti il filo che partiva dal chiodo d'antenna.</p>
<p class="lettera">
   Questa &egrave; la Caterina, e con questa trappola la gente sepolta nei Lager seguiva le vicende del mondo dei vivi.</p>
<p class="lettera">
   Qualche volta la Caterina disse anche delle bugie: &quot;Bonomi ha parlato di noi! Dice che in Italia si sa che alcune migliaia d'ufficiali hanno rifiutato ogni forma di collaborazione col tedesco e con la repubblica, anche quella del semplice lavoro agricolo, preferendo la fame e i maltrattamenti del Lager!&quot;.</p>
<p class="lettera">
  Ed era come se nel deserto di sabbia fosse zampillata improvvisamente una sorgente d'acqua fresca e le gole bruciate si dissetavano. Ma Bonomi non aveva detto niente. Era una pia invenzione del centro radio. Nessuno disse mai niente dei volontari del reticolato. Nessuno lo seppe in Italia, e nessuno lo sa n&eacute; lo vuol sapere. I francesi lo sanno i quali, pure avendo guardato in un primo tempo gli italiani con l'occhio ostile e col cuore avvelenato della &quot;pugnalata alle spalle&quot;, nel campo di Fallingbostel, quando conobbero la realt&agrave; dei fatti, inviarono agli ufficiali italiani questo messaggio:</p>
<blockquote>
<p class="lettera">
<i>Camarades Italiens Prisonniers, l'&eacute;xistence du Fascisme en Italie, son alliance avec le Nazisme allemand et les regrettables &eacute;v&egrave;nements du Juin 1940 on rendu l'entente difficile entre Fran&#231;ais et Italiens au cours des ann&eacute;es pass&eacute;es.
<br>Nous Fran&#231;ais avons cependant appr&eacute;ci&eacute; le courage dont le people italien a fait preuve en renversant Mussolini et en abbandonant l'Allemagne en pleine guerre.
<br>Quant &agrave; vous, officiers qui avez refus&eacute; de reprendre les armes pour le compte de l'Allemagne malgr&eacute; les avantages qui vous &eacute;taient offerts, vous avez montr&eacute; par ces sacrifices, votre accord avec l'esprit de tous les mouvements de R&eacute;sistance d'Europe.
<br>La R&eacute;sistance Fran&#231;aise vous assure de sa sympatie et esp&egrave;re voir, apr&egrave;s la signature de la paix, des rapports normaux s'&eacute;tablir entre nos deux pays.</i>
</p>
</blockquote>
<p class="lettera">
   Questo fu il messaggio indirizzato agli ufficiali italiani di Fallingbostel dalla Resistenza francese, e ad esso rispose il comitato italiano di resistenza. Lo pubblichiamo perch&eacute; &egrave; l'unico riconoscimento che ebbero coloro che, fino a quando rimasero nei Lager, sperarono soltanto che il loro sacrificio avrebbe valso a creare una pietra per la costruzione di un'Italia nuova. Poi, al ritorno fu il caos, e caddero le speranze.
</p>
<p class="lettera">&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Guareschi</p>
                                                                    

<p>&nbsp;</p>
<p class="lettera">Nota: 
<br>Manolux: <i>lampadina elettrica &quot;manuale&quot;, cio&egrave; tenuta nel palmo della mano e contenente, in luogo delle pile, una piccola dinamo, come quella delle biciclette, mossa da una leva, con molla di contrasto, che veniva fatta girare, producendo elettricit&agrave;, stringendo ritmicamente le dita. Spiegazione di</i> Claudio Sommaruga<i> in una lettera al Club dei Ventitr&eacute; datata 10 dicembre 2002.</i>
<br>(11)
</p>
        <p class="edition">Pubblicato il 05/02/2006 - Ultimo aggiornamento: 05/02/2006</p>
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     </td>
   </tr>
  </tbody>
</table>
<p>&nbsp;</p>
</body>
</html>