La Radio nella Gavetta a Versen

Nei ricordi dei meno giovani tra gli appassionati di radiotecnica, una vecchia lettura su un ricevitore radio costruito all’interno di una gavetta. Quando già si disperava di poter rintracciare l’articolo, questo veniva riproposto dalla rivista Antique Radio Magazine, permettendoci di recuperare la storia della radio realizzata all’interno di una gavetta da Giulio Borgogno, Internato nel campo di Versen.

L’articolo fu pubblicato sul “Radio Bollettino Microson” n. 5 del 1947, quindi a pochi anni dal conflitto. Nonostante ciò all’autore non mancò una buona dose di ironia.

Le fotografie sono tratte dalla rivista Antique Radio Magazine, dalla quale abbiamo ripreso l’articolo.

 

“La radio nella gavetta”

tratto da “Radio Bollettino Microson” n. 5 del 1947

di Giulio Borgogno

 

Vi posso assicurare che allorché, piuttosto… nolente, avevo eletto domicilio in quel di Polonia e, successivamente, nel grande Reich, l’andamento della guerra mi interessava assai più di qualsiasi controllo di lontano VK o ZL [1]. Purtroppo le notizie che ci pervenivano erano spesso assai poco attendibili; un giorno correva la voce che gli angloamericani avevano liberato Firenze; il giorno dopo notizie sicure li davano in fuga dalla Sicilia. I pochi ricevitori radio che, a furia di stenti, erano arrivati sino al campo di concentramento, erano stati rapidamente scovati dai tedeschi che per essi dimostravano la stessa simpatia che avevano per gli orologi e le penne stilografiche. E maggiormente si rodeva chi, come me, tecnico del ramo, avrebbe potuto, anche con sole poche parti staccate, realizzare un ricevitore facilmente occultabile. La fortuna – certamente per errore – ci sorrise, un giorno.



La Radio nella Gavetta

La Radio nella Gavetta

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Per ingannare le lunghe ore di ozio si svolgevano, al campo, corsi di cultura che volevano abbracciare nelle intenzioni degli organizzatori, tutto lo scibile; vi erano lezioni di lingua inglese, francese, tedesca e spagnola, lezioni di botanica, merceologia, matematica, chimica, apicoltura e quindi anche radio! Noto tra i miei colleghi quale tecnico, fui invitato a metterli rapidamente al corrente sul come funziona e si costruisce un apparecchio radio, al fine di liberarli in futuro dalle unghie dei commercianti e dei riparatori che, come è noto, essendo come gli orologiai ecc. ecc. Accettai per il piacere di divulgare un po’ questa nostra tecnica ne potrei giurare fosse estraneo il fatto che, a giusto riconoscimento e reintegro del fosforo consumato, ai conferenzieri veniva somministrata, una volta alla settimana, una doppia razione di rancio.

Alle prime lezioni di questi corsi partecipava sempre un numero stragrande di iscritti che, con l’andare del tempo si assottigliava sempre più in maniera impressionante. Fui lieto comunque di conoscere così qualche appassionato e, tra questi, due OM; un po’ pochi, a dire il vero, su tremila persone…! Vi ho detto questo per spiegarvi come avessi potuto farmi conoscere, anche dai tedeschi, quale tecnico della radio. E quel giorno in cui la fortuna – certamente per errore – ci sorrise, fu allorché i tedeschi ebbero bisogno di far riparare alcuni apparecchi radio e non trovarono di meglio che rivolgersi allo scrivente, come già detto, stavo sempre pensando su come riuscire a montare una valvola in reazione per poter sentire… l’altra campana.

Entrare nel magazzino dei tedeschi, fare un rapido inventario su ciò che poteva tornare comodo e ricuperare le diverse parti, non fu affare né difficile né lungo (vi era molto materiale di fabbricazione italiana). Rientravo nel campo, a lavoro finito, con due pagnotte di compenso che il caso benigno mi aveva permesso di imbottire di valvole, filo, condensatori e resistenze.

La scelta del “mobile” per l’apparecchio fu oggetto di accurato studio che teneva nel dovuto conto le simpatie dei teutoni e la loro perspicacia; il luogo ed il complesso (una valvola a reazione seguita da uno stadio di bassa frequenza) poco si prestavano alla realizzazione di un radiogrammofono o di un fono-bar… Si pensò finalmente alla gavetta quale “innocente” custodia ma, su di un presupposto non si ammisero discussioni: la gavetta avrebbe dovuto servire in qualsiasi momento allo scopo per il quale era stata creata! Quindi niente fori né tagli; chi è stato prigioniero potrà meglio comprendermi su questa esigenza.

Le dimensioni erano quindi più che obbligate! Naturalmente nei periodi di riposo era necessario poter coprire la gavetta col suo coperchio per evitare che si scorgessero i bottoni di comando. Si realizzarono due piani, uno di alluminio (quello superiore) ed uno in legno che corrispondono esattamente alla forma della gavetta; essi sono tenuti e collegati a mezzo di tre lunghe viti che, tra un piano e l’altro, scorrono entro una cannuccia del diametro di circa un centimetro, destinata ad offrire maggiore superficie di appoggio ai piani stessi; le viti trattengono i piani a mezzo di dado e controdado e sporgono di circa 3,5 cm dal piano inferiore per evitare che le parti (resistenze, condensatori ecc…) situate al di sotto, possano venire in contatto col fondo della gavetta; a buon conto sul fondo è anche sistemato un pezzo di cartone. Una di queste viti, con relativa cannuccia, è visibile, sulla fotografia, tra la valvola ABC1 ed un condensatore elettrolitico.



Schema elettrico della Radio nella Gavetta

Schema elettrico della Radio nella Gavetta

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Il trasformatore d’alimentazione fu avvolto sul nucleo di un vecchio trasformatore intervalvolare ed il primario prevede solo la tensione di rete di 220 volt, cioè la tensione disponibile al campo; sul primario si ricavarono i 30 volt necessari all’accensione della valvola raddrizzatrice VY2. Questa valvola è la valvola raddrizzatrice tipica del ricevitore popolare tedesco; tra le altre parti anche le induttanze ed il condensatore variabile C2 provengono da detto apparecchio.

C2 è un condensatore a mica ed ha due caratteristiche: ruota senza arresto e porta, calettata al suo asse, una camma che con la rotazione, fa sì che l’interruttore L1 (correzione: I1) resti chiuso per 180 gradi ed aperto per i restanti 180 gradi; si ottiene in tal modo la commutazione di gamma poiché L1 (correzione: I1), includendo L3 permette la ricezione delle onde medie mentre nei 180 gradi di rotazione in cui L1 (correzione: I1) è aperto, si ha la ricezione con la sola L2, sulle onde lunghe.

Apparecchio a due gamme quindi!

La possibilità di ricevere anche le onde lunghe si dimostrò preziosa in quanto proprio le emissioni di Londra su onda lunga si rivelarono le meno disturbate e le meno interferite.

Scartata l’ipotesi di chiedere al colonnello tedesco, comandante del campo, il permesso per innalzare una antenna non restò che usufruire della rete luce quale collettore d’onde; i risultati furono soddisfacenti con l’impiego di una capacità (C1) di 200 cm ed un collegamento a terra eseguito ad una inferriata. Si noti che si riuscì a rendere variabile l’accoppiamento tra L2 ed L1 ruotando quest’ultima; ciò permette di regolare un po’ la selettività e la sensibilità dell’apparecchio, sì da porlo nelle più indicate condizioni a seconda delle stazioni da ricevere e della località in cui si trova. Il comando dell’accoppiamento d’antenna è quello corrispondente al primo bottone a destra, osservando la fotografia. A sinistra (C2) ed infine, sul davanti, le due boccole per l’innesto della rete; sempre sul pannello superiore si trovano ancora la boccola per la presa di terra e, dietro, le le boccole per l’attacco alla cuffia. Nel nostro caso si impiegò non disponendo di meglio, un auricolare telefonico.

Sono visibili ancora: due valvole (la EF11, metallica, a destra, in basso) il gruppo resistenza-capacità (R1 – C5 davanti alla EF11) e infine il “mobile” piuttosto annerito per avere servito alla cottura di cibi lungo una linea ferroviaria dei Balcani. I nostri “fornitori” non riuscirono a procurarci valvole tutte di una serie, così che si dovette provvedere a due tensioni di accensione: la EF11 abbisogna di 6,3 volt e la ABC1 di soli 4 volt; un capo (c) dei filamenti è posto a massa ed al capo (a) si hanno i 6,3 volt mentre al capo (b) si hanno 4 volt.

Il condensatore C14 si rivelò molto utile per l’eliminazione del ronzio di rete. Non si dispose di impedenze di filtro che d’altronde, non si sarebbero potute sistemare; si provvide quindi al filtraggio a mezzo di R8 ed R7 e poiché le capacità C12-C10 e C8 sono particolarmente elevate, risultò che anche le ricezioni deboli non erano per nulla disturbate dal ronzio di alternata. C6 ha il compito di fugare a massa eventuali radiofrequenze mentre si è reso necessario inserire C3 in serie al variabile C4 per permettere una più dolce regolazione del funzionamento della regolazione. R6 ha il compito (di scaricare) a massa i condensatori elettrolitici allorché si spegne il ricevitore.

VALORI DEI COMPONENTI IMPIEGATI

L1 – Avvolgimento d’aereo a nido d’ape.

L2 – Bobina a nido d’ape, per onde lunghe.

L3 – Bobina a nido d’ape per onde medie.

C1 – Condensatore fisso da cm. 300.

C2 – Condensatore variabile a mica cm. 300

C3 – Condensatore fisso da cm. 500

C4 – Condensatore variabile a mica cm. 300

C5 – Condensatore fisso da cm. 100

C6 – Condensatore fisso da cm. 300

C7 – Condensatore fisso da cm. 100

C8 – Condensatore elettronico da 4 Mfd. 300 volt lavoro

C9 – Condensatore fisso da cm. 5000

C10 – Condensatore elettronico da 16 Mfd. 300 volt lavoro

C11 – Condensatore elettronico da 25 Mfd. 10 volt lavoro

C12 – Condensatore elettronico da 16 Mfd. 300 volt lavoro

C13 – Condensatore fisso da cm. 1500

C14 – Condensatore fisso da cm. 15.000

R1 – Resistenza fissa da 2 Megaohm (0,5 watt)

R2 – Resistenza fissa da 2 Megaohms (1 watt)

R3 – Resistenza fissa da 0,5 Megaohm (1 watt)

R4 – Resistenza fissa da 0,5 Megaohm (0,5 watt)

R5 – Resistenza fissa da 1500 Ohm (1 watt)

R6 – Resistenza fissa da 200.000 Ohm (1 watt)

R7 – Resistenza fissa da 40.000 Ohm (2 watt)

R8 – Resistenza fissa da 3.000 Ohm (2 watt)

Uno zoccolo per valvola tipo EF11.

Uno zoccolo per valvola europea a vaschetta (ABC1)

Uno zoccolo per valvola tipo VY2 europeo a vaschetta piccolo.

Un trasformatore di alimentazione (TA)

– Primario: rete (220 volt) con presa a 30 volt.

– Un secondario a 280 volt 20 Milliamper.

– Un secondario a 6,3 volt con presa a 4 volt 1 Ampere.

Due bottoni di comando (per C4 ed L1).

Una manopola di comando, graduata, per C2 ed I1.

Quattro boccole isolanti, per presa rete e presa cuffia.

Una boccola non isolante, per presa Terra.

Cuffia o ricevitore telefonico (T).

Una gavetta.

Per chi in previsione di prossime guerre e successivi internamenti, volesse già sin d’ora, con comodo, costruirsi un complesso simile, posso suggerire le varianti che seguono:

  • Adottare due valvole ad eguale tensione di accensione. Esempio, a 6,3 volt: EF11 ed EBC3; EF8 ed EBC3; 6J7GT e 6C5GT. Esempio a 4 volt: AF7 ed ABC1. Adottare quale raddrizzatrice, non trovando la VY2, una valvola tipo 6AW5GT; prevedere l’accensione a 6,3 volt. Munire il primario del trasformatore di rete di presa a 110 e 125 volt. Eliminare eventualmente la gamma delle onde lunghe (L2); poiché riuscirà difficile disporre del condensatore variabile C2 con comando di I1 abbinato, si potrà, volendo lasciare le onde lunghe, impiegate per I1 un normale interruttore comandato a mano e posto sul pannello superiore.

Tentare in ogni modo di non avere la necessità di impiegare un simile apparecchio, facendo tutto quanto è in vostra possibilità per non farvi catturare prigioniero.



Nella mappa, il campo di Versen

La piantina fornita dal sig. Giuliano Pedretti evidenzia in alto a sinistra la vicinanza del campo di Verden (Radio nella Gavetta) dal campo di Sandbostel (Radio Caterina)

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Dopo la liberazione questo ricevitore comparve, ufficialmente in funzione, nel campo di Versen. Si rinvennero alcuni grossi altoparlanti magnetodinamici e fu davvero un risultato sorprendente constatare come il solo triodo amplificatore di bassa frequenza ABC1, riuscisse a fornire ad un grosso altoparlante, energia sufficiente a produrre un notevolissimo volume di suono. Le prime notizie della liberazione di Italia pervennero agli ex internati a mezzo di questo apparecchio che a Versen, in prossimità del confine olandese, riusciva a captare le prime emissioni di Milano libera.

Si riceveva assai confortevolmente, Radio Sardegna e Roma e ciò senza aver apportata alcuna modifica e sempre usufruendo della rete luce quale antenna.

Giulio Borgogno (ex call: Oflager 307 – N. 24.713)

 

Commenti

[1] probabilmente l’autore si riferisce ai prefissi radioamatoriali utilizzati in Australia. Difficilmente ricevibili e ambìti, l’autore non poteva che preferire, ai collegamenti più rari, semplici notizie sull’andamento del conflitto, nel suo nuovo “status” di Internato Militare.

Tutte le note in corsivo sono state da noi apportate durante la trascrizione.

 

Pubblicato il 04/11/2007 – Ultimo aggiornamento: 07/02/2008