La galena di Zeithain

La galena di ZeithainAl Museo dell’Internamento gestito dall’ANEI, annesso al Tempio Nazionale dell’Internato Ignoto a Padova, accanto alla famosa Caterina descritta da Guareschi, è conservata un’altra piccola radioricevente autocostruita, la “galena di Zeithain”. Si tratta di un semplice ricevitore a galena, custodito e utilizzato dal Cappellano Padre Luca Airoldi nel Lazarettlager di Zeithain, tra Lipsia e Dresda.

Un biglietto posto a fianco del ricevitore ne spiega la provenienza:

Radioricevente di fortuna clandestinamente
costruita e funzionante nel lager Zeithain
Donata dal Cappellano
P. Luca Airoldi

Nel lazzaretto di Zeithain, tristemente conosciuto tra gli Internati Militari Italiani come “campo di morte”, erano trasferiti gli IMI gravemente malati. Malati, ma anche medici, cappellani e crocerossine che decisero di non aderire alla Repubblica Sociale, come le venti crocerossine italiane catturate in Grecia e in Croazia, tra cui la più famosa fu Maria Vittoria Zeme, che descrisse la propria esperienza nel libro “Il tempo di Zeithain (1943-1944)”.

Il colonnello Leopoldo Teglia che da Sandbostel, dove fu nella baracca di Guareschi e vide funzionare Radio Caterina, fu portato nel novembre 1944 a Zeithain, conobbe Padre Luca Airoldi e la sua minuscola ricevente. Dopo la liberazione, fu proprio Teglia ad accompagnare Padre Ajroldi a Padova per fare dono della ricevente al Museo di Terranegra dove adesso è esposta accanto alla più famosa Caterina.

Grazie al colonnello Teglia abbiamo avuto a disposizione una copia di un articolo del numero 5 del settembre/ottobre 1975 di Noi del Lager, il bollettino ufficiale dell’ANEI (Associazione Nazionale ex Internati), dove in occasione dell’annuncio della donazione del ricevitore al Museo dell’Internamento (ove tuttora è conservato), viene narrata da Padre Ajroldi la storia dell’apparecchio.

Viene da Zeithain!

È stato acquisito al nostro museo di Terranegra di Padova un altro cimelio del massimo interesse: la minuscola radio-ricevente di fortuna fabbricata nel Lager di Zeithain.

Ne pubblichiamo qui una fotografia accompagnandola con la relazione che brevemente P. Ajroldi – che fu Cappellano di quel Campo – ci ha mandato.

Fu verso la fine di Febbraio 1944 che elencando gli oggetti già appartenuti al nostro soldato Apolloni Elio, oggetti che avrei dovuto consegnare al Comando Tedesco, gli trovai indosso e precisamente nel taschino della camicia, una piccola pietra che riconobbi subito come galena. Naturalmente sapevo a chi avrebbe potuto servire e perciò la nascosi subito. Poi sottrassi anche dallo zaino del defunto Apolloni quegli indumenti ch’erano ancora in buono stato per sostituirli con gli stracci di due o tre altri prigionieri e mentre l’infermiere si recava alla baracca comando per la consegna della cartella clinica e dell’elenco degli oggetti firmata da me, io corsi dall’ammalato prigioniero S. Ten. Romeo che sapevo buon radiotecnico Lo trovai ancora addormentato, ma si svegliò al mio ingresso: gli consegnai la piccola pietrina e lo scongiurai che mi approntasse una radiolina con cui captare qualche notizia da comunicare agli ammalati e tener alto così il loro morale che ormai stava decadendo spaventosamente. Accettò e mi disse di che cosa avrebbe avuto bisogno, e cioè: di un tubetto di vetro, di un ago per puntura, di un po’ di filo elettrico di vario spessore e di una scatola di lucido. Al resto avrebbe provveduto lui!… Difficoltosamente trovai quanto richiestomi e dopo una decina di giorni egli me la consegnò in tutta segretezza e funzionante!… benché bisognasse aver tutta la pazienza d’un certosino per trovare il punto giusto di contatto tra la pietrina e il filettino che attraversava l’ago di puntura.

Con le debite precauzioni, in seguito avemmo sempre le notizie del Comunicato tedesco sulle operazioni militari. E fu una grande fortuna per noi, anche se da principio non mi si credeva e mi si chiamava “radio scarpa! “.

Ogni giorno, dalle due alle tre pomeridiane, scomparivo dal campo e insieme al S. Ten. De Bernardinis, che conosceva alla perfezione il tedesco, mi recavo alla baracca-Cappella. Là, mentre detto sottotenente ascoltava e traduceva in Italiano il Bollettino di guerra, io di fuori facevo da palo perché nessuno si avvicinasse dei nostri, e quando appariva qualche tedesco, ne davo avviso all’Ufficiale, con un segno convenuto. Egli provvedeva a nascondere tutto.

Consegnavo poi il comunicato ai vari Comandi-ombra e ne avevo qualche sigaretta in cambio, o qualche pezzo di cioccolata per i miei malati. Molti, specialmente ufficiali, sospettavano ch’io avessi qualche aggeggio particolare simile a una radio, ma nessuno mai la vide all’infuori del Cap. Med. Moschini e del suo aiutante Cap. Corrado, del S. Ten. De Bernardinis che praticamente la usava, e di me che la tenevo sempre nascosta indosso. La mostrai a tutti solo dopo la liberazione e precisamente alla fine dell’Aprile 1945. Tutti vollero toccarla, baciarla!… e avrebbero voluto fare un monumento a quel piccolo apparecchio!…

Quante volte di notte lo usò il Cap. Moschini e il Cap. Corrado per intercettare Radio Londra, quasi sempre riuscendovi!.

P. Luca Airoldi
ex Cappellano a Zeithain

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La galena di Zeithain
La galena di Zeithain
La galena di Zeithain - vista interno
La galena di Zeithain – Vista dell’interno
La galena di Zeithain - vista auricolare
La galena di Zeithain – Vista auricolare

Il sito dello Stiftung Saechsische Gedenkstaetten (Fondazione dei Memoriali Sassoni) raccoglie, tra le altre, alcune pagine dedicate al Memoriale di Ehrenhain Zeithain, tra le quali non manca quella dedicata agli IMI, e nella versione tedesca un toccante documentario sul Lazarettlager di Zeithain.

Pubblicato il 21/01/2007 – Ultimo aggiornamento: 27/03/2022