La Caterina di Cestokova

La radio di CestokovaAl Museo dell’Internamento gestito dall’ANEI, annesso al Tempio Nazionale dell’Internato Ignoto a Padova, accanto alla famosa Caterina descritta da Guareschi, è conservato sotto il nome di “Radio Cestokova” un ricevitore che, per ironia del destino, fu battezzato dal proprietario Riccardo Melodia “Caterina”.

Un articolo di giornale posto sul ricevitore ne spiega la provenienza.

 

LA RADIO DI CZESTOKOWA AL MUSEO DEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO DI PADOVA

Il gen. Corazza, direttore del Museo di Padova, ci da’ notizia di un prezioso acquisto del nostro Museo dell’Internamento.

Egli è infatti riuscito a rintracciare una delle poche preziosissime radioriceventi che l’audacia e l’astuzia di pochi generosi riuscirono a costruire o a conservare durante tutto l’internamento.

Si tratta della “Caterina” del campo di Czestokowa, tornata indenne in Patria alla liberazione, dopo aver consentito ai più che 3000 ufficiali superiori di quel campo di seguire gli avvenimenti del mondo contribuendo così a tenere elevato e vivo lo spirito in trepida ansia. La sua presenza nel lager ben presto avvertita dai carcerieri comportò frequenti rischi mortali e indicibili angoscie durante le perquisizioni generali, fra cui particolarmente drammatica quella del 27/3/44.

L’apparecchio era custodito dal colonnello di cavalleria Riccardo Melodia il quale ha ora disposto di farne dono al nostro Museo di Padova.

A lui che con esemplare spirito di solidarietà, ha dato tale esempio, vada il nostro più vivo ringraziamento e plauso.

 


 

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La radio di Cestokova

La radio di Cestokova

Retro della radio di Cestokova

Retro della radio di Cestokova

La scala parlante della Caterina di Cestokova

La “scala parlante” della Caterina di Cestokova

Il rapporto del ten. Melodia e la radio

Il rapporto del ten. Melodia. Sulla destra si scorge la Caterina di Cestokova


 

Il memoriale di Riccardo MelodiaLa storia di questa Caterina è documentata da un memoriale scritto dallo stesso Melodia e conservato presso il Museo dell’Internamento, ai piedi del ricevitore. Trascriviamo il testo inviatoci dalla Federazione di Padova dell’ANEI, cui va un sentito ringraziamento per la grande disponibilità.

La storia di “CATERINA”

La Radio clandestina del campo di concentramento internati italiani di CZSTOKOWA

A cura del Ten. Col. di Cav. – Ex Internato Barone Riccardo Melodia

“CATERINA”

Nella prima quindicina del dicembre 1943 nello Stalag di Kestochan, un ufficiale prigioniero, che aveva aderito alla Repubblica di Salò e che stava per rientrare in Italia, offrì in vendita un piccolo apparecchio radio francese che aveva portato seco nascosto nel bagaglio.

La cosa interessò enormemente gli ufficiali prigionieri che si quotarono subito per acquistarlo.

Riuscirono però a mettere assieme la modesta somma di £ 1.800 circa mentre la pretesa del proprietario della radio era di £ 25.000 (cifra da strozzino, perchè con essa in quel periodo si potevano acquistare in commercio almeno 25 apparecchi simili).

Fu allora che il Ten. Col. Sequi venne a parlarmi della cosa, affinchè cercassi in tutti i modi di non far uscire dal campo quell’unico filo che ci avrebbe tenuti legati al mondo libero.

Dopo molte trattative riuscii ad acquistare da solo (senza bisogno del concorso degli ufficiali che si erano quotati per le £ 1.800 di cui innanzi) l’apparecchio in questione.

Dovetti dare come corrispettivo il mio portasigarette d’oro ed un assegno di £ 6.000 sul mio conto corrente in Italia.

Siccome avevo una sterlina d’oro avevo offerto quella assieme al portasigarette, ma il venditore preferì l’assegno di £ 6.000 che valeva allora almeno tre sterline d’oro.

Questo fu un bene per la radio, dato che quando se ne ruppe una valvola, a Norimberga, fu appunto con quella sterlina d’oro che riuscii, per mezzo di un soldato tedesco, ad avere la valvola nuova, in modo che l’audizione fu sospesa solo per pochi giorni.

Entrato in possesso della radiola la battezzai “Caterina”, onde non fosse mai nominata la parola radio che, con lo spionaggio esistente nei campi di concentramento, poteva comprometterne l’uso giornaliero.

Consegnai l’apparecchio a due tecnici, cioè al colonnello Borghetti ed al Maggiore Arceri, ambedue del Genio Aereonautico, i quali, con l’aiuto degli interpreti Ten. Col. Ronti e Ten. Col. Melano, entramdi dell’Aereonautica, ascoltavano ogni sera, dopo la chiusura delle camerate, le comunicazioni di Radio Londra.

La mattina prima dell’adunata del primo appello, mi riferivano le notizie apprese.

Queste notizie con qualche piccola eccezione, erano poi da noi comunicate ad alcuni ufficiali che consideravamo come fiduciari per ogni camerata, e da questi erano trasmesse ai colleghi tutti.

Le notizie, si diceva, venivano da una certa Caterina, che poi, con l’andare del tempo, fu da tutti individuata come una radio clandestina che funzionava nel campo, senza però che se ne conoscesse nè l’ubicazione nè la proprietà .

Vi fu però un ufficiale così….. ingenuo, che lo scrisse in una corrispondenza con la famiglia, in modo che la censura ne venne a conoscenza e ne informò il Comando delle S.S.

Cosicchè il 30 marzo del 1944 alle sette del mattino fummo tutti, senza eccezione di malati od altri, riuniti nel prato dove avvenivano gli appelli e tenuti sotto scorta armata sino alle ore sedici circa all’aperto, sotto una tormenta di neve, mentre circa 2 dozzine di militi della S.S., specialisti in materia mettevano a soqquadro le nostre camerate, passando a tutto il nostro corredo una ispezione accuratissima. Dopo fu la volta della rivista personale.

Ci portarono a gruppi nei locali dei bagni e fattici denudare passarono una rivista minuziosissima ai nostri indumenti, non solo frugando nelle tasche, ma anche tra le fodere dei vestiti.

Ma Caterina non fu trovata.

Essa era nascosta in una cassetta piena di carbone, in maniera che spostando un’assicella se ne scoprivano i comandi e la scala parlante, mentre togliendo un nodo del legno, dalla parte opposta, si potevano introdurre la presa di corrente e il filo dell’antenna.

Subito dopo la suddetta rivista, per tema di una improvvisa ispezione nella camerata del Col. Borghetti, ove era stato trovato e sequestrato un pezzo di filo elettrico, Caterina fu affidata al Ten. Col. dei Carabinieri, Antenore degli Uberti e poi la tenni io sotto al posto branda che occupavo assieme al Col. Di Maio.

Dopo pochi giorni però la riconsegnai al Col. Borghetti ed essa riprese a funzionare, contribuendo in modo rilevante a tenere alto il morale del campo ed impedendo così ai caratteri più deboli di cedere allo sconforto e venir meno al più Sacro dei doveri di un ufficiale, quello cioè di tener fede al giuramento di fedeltà al “Re ed ai Suoi Reali Successori”.

Quando nell’Agosto del 1944 da Kestokau ci trasferirono a Norimberga e quando nel febbraio 1945 da Norimberga passammo a Gross Hesepe, Caterina corse dei seri rischi a causa delle minuziose riviste al bagaglio, passateci ad ogni partenza e ad ogni arrivo al nuovo campo.

Sono stati i 4 periodi peggiori della mia vita di internato, perchè avendola io sempre ripresa in consegna, non volendo che altri corresse il rischio gravissimo che importava la scoperta della Radio nel proprio bagaglio, sono stato ore ed ore col cuore sospeso nella tema di non riuscire a farla franca.

Questo mio timore non era causato tanto dalle noie gravissime a cui certamente andavo incontro; quanto dalla preoccupazione che dai miei atti sarebbe dipeso il mantenere in vita quell’unico legame che ci univa al mondo esterno.

Il Signore però mi ha sempre protetto e con il Suo aiuto sono riuscito per ben quattro volte a far passare Caterina sotto al naso dei nostri aguzzini. A Norimberga riconsegnai la radio al Col. Borghetti che se ne interessò assieme al Col. Di Maio ed al Ten. Col. Memma.

Vi fu il piccolo incidente della valvola rotta di cui ho accennato avanti, ma tutto procedè bene.

Quando il mio gruppo fu trasferito a Grosse Hesepe ci separammo dal Col. Borghetti e dal Magg. Arceri ed appena sistemati nel nuovo campo, Caterina venne da me affidata alla perizia del Col. Di Maio che ne curò la audizione. Con essa seguimmo lo sbarco, l’avanzata degli Alleati e in special modo quella della colonna canadese che il giorno 16 Aprile 1945 ci venne a liberare.

Questa è la storia di Caterina. Essa è stata veramente utile e benefica e va ricordata con affetto. Noi che l’abbiamo avuta o manovrata non abbiamo fatto nulla di speciale.

Abbiamo fatto solo il nostro dovere di Ufficiali italiani.

Il Ten. Col. di Cavalleria

Riccardo Melodia

 

 

Note:

Abbiamo pubblicato tutte le fotografie, anche se di qualità mediocre, nella speranza che qualche appassionato possa aiutarci a rintracciare il modello del ricevitore, del quale sappiamo solo che era francese e in produzione prima del dicembre 1943.

Qualora ci pervenissero informazioni sulla data di pubblicazione e sulla provenienza esatta dell’articolo (presumibilmente un quotidiano locale, o l’edizione padovana di un quotidiano nazionale), provvederemo a inserire anche queste informazioni.

Il rapporto del Ten. Melodia in alcuni punti risulta di difficile lettura: potremmo avere sbagliato nella trascrizione dei seguenti nomi: Ten. Col. Ronti, Ten. Col. Melano e Ten. Col. Memma. Nel caso pervenissero segnalazioni, non esiteremo a rettificare il testo.

Per contattarci potete utilizzare il seguente modulo.

 

Pubblicato il 22/12/2006 – Ultimo aggiornamento: 22/12/2006