Viaggio nella memoria

Di Oliviero Olivero è “Viaggio nella memoria”, documento dell’Archivio ANEI (Associazione Nazionale Ex Internati) di Firenze presso l’Istituto Storico della Resistenza in Toscana – Quaderno n. I (pagg. 10, 28, 27).

Viaggio nella memoria

1919-1999

Archivio ANEI di Firenze

di Oliviero Olivero

Nella pagina 10, dopo aver parlato dei vari trasferimenti di campo in campo, giunto a Sandbostel continua…

Qui devo raccontare la storia che mi ha reso celebre fra i reduci dai lager, la storia di “radio Caterina”. Ho già detto che avevo la passione della radiofonia. Là a Sandbostel un mio compagno di prigionia era riuscito a conservare una valvola termojonica tratta da un apparecchio che gli era stato sequestrato. Con questa valvola io ed altri ci mettemmo all’opera e dopo mille tentativi, usando i materiali più disparati, riuscimmo a mettere insieme un apparecchio radio ricevente così sensibile che captava le trasmissioni di Londra, Parigi, Bari ed altre stazioni europee nonostante i segnali di disturbo dei tedeschi. L’avevo inventato io, ma non avrei potuto realizzarlo senza la collaborazione di un gruppo di compagni fidatissimi che rischiarono molto insieme a me. I tedeschi non scherzavano e se ci avessero scoperti saremmo finiti male. Con quella radio riuscimmo a sapere dello sbarco in Normandia degli alleati prima che ne avessero notizia i tedeschi e ci prendemmo gioco di loro sistemando in una pozza d’acqua una piccola flotta di barchette di carta.

Più avanti, nelle pagine 27 e 28:

L’esperienza della prigionia

Devo anche dire che per me la prigionia è stata una grande lezione di vita e sono convinto che per chi era capace di sopportarla quella esperienza è stata estremamente positiva. Certo bisogna tener conto del carattere e della preparazione morale delle persone. Per molti è stata un’esperienza negativa, qualcuno è stato portato alla disperazione, allo squilibrio mentale e alla distruzione della personalità. Dipendeva dal soggetto. Quelli che ne hanno avuto profitto, che ci hanno anzi guadagnato forza fisica e mentale, sono quelli che si sono dati daffare, si sono creati un impegno e una attività. Quelli che non avevano niente da fare si abbandonavano all’inerzia, chi aveva un’occupazione non perdeva tempo. Il professore di fisica, dal quale andavo anch’io per ascoltare le lezioni, non era un disperato che pesava trenta chili, era un professore e basta. In quel momento aveva una personalità come se non fosse nel campo di concentramento.

In certo senso ero anch’io in quella condizione. Quando lavoravo alla radio Caterina (non era soltanto l’ascolto, ma anche la preparazione che occupava molto tempo) non mi sentivo né prigioniero, né morto di fame, né infelice. Nel campo erano ben pochi che sapevano chi fossero gli operatori di radio Caterina. Fu proposto, non ricordo da chi, di togliere tutti i giorni un cucchiaio di zucchero dalla razione prima che fosse distribuita, per darla all’operatore di radio Caterina. Ho avuto questo cucchiaio di zucchero e voleva dire per me anche un sostegno morale. Voleva dire una gratitudine da parte della gente e allora veniva la voglia di fare di più.

Vi sono alcuni che dicono di aver perduto dopo l’esperienza della prigionia un senso di superiorità e di distacco nei confronti delle persone meno dotate per condizione sociale e per cultura. Confesso che nel mio modo di vedere e cose fra prima e dopo la guerra non ci sono state differenze. Ne ho la prova, moltissime regole di vita le ho apprese da gente comune. Direi che quasi tutte le persone che ho incontrato mi hanno insegnato qualcosa. Ricordo una vecchina, vicina di casa, che viveva sola ed era felice di stare con noi e i nostri bambini. Non so se avesse la terza elementare, veniva dalla montagna, da Fivizzano. Aveva una saggezza antica, diceva la sua citando proverbi e con un buon senso innato. Tutti noi abbiamo imparato da lei.

Sui lavori ho vissuto intensamente e anche pericolosamente con tecnici ma soprattutto con operai di istruzione minima. Anche da loro ho imparato cose non immaginabili. In prigionia ho imparato da persone di tutti i tipi, moltissimo da personaggi di valore, ma anche da chi si era perso e anche da chi sbagliava tutto.

Pubblicato il 05/02/2007 – Ultimo aggiornamento: 05/02/2007