Egisto Fanti

Egisto Fanti ha firmato l’episodio STORIA DI UNA RADIO CLANDESTINA, pubblicato nella raccolta di AA.VV. “Dalla Guerra al Lager” (ed. ANEI, Bologna, 1995).

Riportiamo l’episodio invitando i lettori ad approfondire l’argomento nella lettura di questo e altri libri e pubblicazioni edite dall’ANEI – Associazione Nazionale ex Internati, che ringraziamo per avere autorizzato la pubblicazione.

LA “CATERINA”

di Egisto Fanti

Pagine 56-58

Essere in possesso, o peggio ancora, utilizzare un apparecchio radio per captare notizie di qualunque genere era “streng verboten”. Chi veniva “pescato”, come si suol dire, con le mani nel sacco, veniva denunciato al tribunale militare e punito rigorosamente.

Nei primi mesi di prigionia qualcuno riuscì, in modo rocambolesco, a sfuggire al controllo, durante la perquisizione, ed a far passare due radio di uso commerciale. Ma con l’andar del tempo i proprietari vennero “beccati” e si buscarono due anni di carcere duro.

Ma gli internati del X/B non si curarono di quel “Verboten” ed un gruppetto di essi riuscì, con mezzi di ripiego, possedendo una sola valvola 1G5, a mettere assieme un “aggeggio” che, pur nella sua povertà e nel suo modesto aspetto, riusciva a captare radio Londra. Fu denominata “Caterina” ed era di modestissime dimensioni: cm. 9 X 10 X 5, tanto da poter essere contenuta in una gavetta da alpino. Gli operatori la montavano di volta in volta nelle ore in cui i “crucchi” non erano all’interno del campo, captavano le notizie e le diffondevano nelle baracche. Ad operazione ultimata, la radio era smontata ed i pezzi affidati – a turno – a gente della massima fiducia.

L’organizzazione fu affidata ad alcuni radiotecnici-ingegneri, e ad altrettanto bravi procacciatori del materiale indispensabile per la realizzazione del piccolo gioiello, alla partecipazione di alcuni solerti “annunciatori” di quanto “Caterina” captava. Naturalmente la piccola radio, non disponendo di raddrizzatori, necessitava di corrente continua e quindi di pile o accumulatori. Vennero perciò fatti, inizialmente, diversi tentativi per la realizzazione di pile e la costruzione di una cuffia, utilizzando i materiali più impensati, come la brillantina, l’acido dei vasetti per sottaceti, monete di rame, lamiera zincata sottratta dalle grondaie delle baracche, chiodi, cartine per sigarette, celluloide tratta da qualche “portatessere”; si procedette persino alla distillazione del liquame dei gabinetti ed alla fusione di catrame sottratto dal tetto delle baracche che avrebbe dovuto renderle impermeabili. La assoluta necessità di disporre di filo di rame spinse qualcuno a sottrarre l’indotto della dinamo alla bicicletta di un sottufficiale tedesco.

Col tempo si giunse alla disponibilità prima di un accumulatore e più tardi di un raddrizzatore, realizzato sempre dall'”equipe” della Caterina, che consentì agli operatori di utilizzare la corrente alternata del lager.

L’aggiornamento quotidiano sull’andamento delle operazioni belliche costituì una fonte di energia per il morale degli internati che la fame, freddo e maltrattamenti avevano portato a livelli preoccupanti.

Quando la sera del 6 giugno la “Caterina” ci fece conoscere l’esito positivo dello sbarco in Normandia, gli internati del X/B, durante la notte, approntarono e vararono nel “laghetto” (che non era altro che una fossa scavata per la raccolta di acqua piovana), una flotta di barchette di carta, sottoponendosi al rischio di essere presi a fucilate dalle sentinelle delle torrette. Il mattino successivo quando i tedeschi rientrarono nel campo e presero visione di quell’inconsueto spettacolo, capirono che noi già sapevamo ciò che la Germania non aveva ancora reso noto ai suoi sudditi.

E furono dolori, perché quel giorno i tedescchi si “dimenticarono” di distribuirci i viveri. Ma in compenso la nostra soddisfazione fu grande e contribuì a sollevare il nostro morale di diversi punti.

I nostri aguzzini non ci perdonarono quello scherzo di cattivo gusto ed effettuarono perquisizioni improvvise e frequenti per scoprire la fonte di quella insolita energia che essi non avevano previsto, ma senza riuscirvi mai. Gli operatori se la videro brutta però un giorno quando, su segnalazione di una spia, la polizia del campo capitò all’improvviso nella baracca dove la “Caterina” era praticamente ancora in piena funzione. Sembrò che tutto crollasse; ma ci pensò il cappellano don Grigoletto che prese la radio e se la legò ad una coscia, sotto la tonaca da frate ed uscì con il breviario in mano assieme a tutti gli “utenti” della baracca che le grida gutturali dei perquisitori avevano convocato all’improvviso a straordinario appello.

Oggi la “Caterina” è conservata presso il Museo dell’Internato Ignoto affiancato all’omonimo Tempio eretto a Terranegra di Padova.

A quei commilitoni che assieme a tanti altri seppero tenere alto il morale della massa, gli amici di Sandbostel devono la più viva riconoscenza ed il più grato ricordo.

 

Note: la valvola era una 1Q5 (e non 1G5, come erroneamente riportato).

Pubblicato il 06/11/2006 – Ultimo aggiornamento: 06/11/2006